EDITIONES DOMINICAE DI FRANCO RIVA

Franco Riva (Verona 23 ottobre 1922 - Verona 6 settembre 1981) è stato un editore e stampatore attivo a Verona. Alla fine della guerra, all'età di 23 anni, Riva abbandonò una promettente carriera bancaria appena intrapresa per accettare il lavoro come semplice “coadiutore avventizio” della Biblioteca Civica di Verona. Probabilmente  all'epoca la sua scelta destò perplessità nelle persone a lui vicine. Ma fu una scelta d'amore: l'amore per i libri. L'anno dopo si laureò il Lettere a Padova, ma solo nel 1953 ottenne la promozione a “ordinatore di biblioteca”, definizione banalmente burocratica per indicare colui che riordinava i volumi e le raccolte della biblioteca stessa. Se la promozione non fu un evento particolarmente importante, fu importante, in quello stesso periodo, l'incontro con Giovanni Mardersteig, che gli trasmise un'altra forma di passione: quella di “fare” libri.
​​​​​​​Solo nel 1977 Franco Riva divenne direttore incaricato della Biblioteca, quattro anni prima della sua morte, ma dodici anni dopo aver ricevuto, lui che era un tipografo dilettante e autodidatta, il Premio Bodoni per la grafica editoriale. Nella sua tomba si legge un verso cavato dalle Parabole di Saul Bulich: È con Dio chi muore di mattina. Tuttavia l'attribuzione di questo verso a Bulich, un architetto americano venuto in Italia durante la guerra, è dello steso Riva, e sono in molti a sospettare che in realtà l'abbia scritta il Riva stesso. La lentezza di Riva nel fare carriera come bibliotecario, lui che era filologo provetto e grandissimo conoscitore di libri, è spiegata dal suo carattere spigoloso, poco incline a farsi voler bene dai politici che gestivano le amministrazioni locali.
Come tipografo, per sua stessa affermazione, la sua passione nacque già da ragazzino, quando giocava incantato con i timbri di gomma. Lo rivela lui nella sua autobiografia: Il mio dimestico torchio. Questa passione non venne mai meno, e da adulto acquistò, nel 1952, un piccolo torchio calcografico. L'anno dopo riuscì ad acquistare, a Carpi, un torchio vero e proprio, di una tonnellata circa, che piazzò negli scantinati di casa. Acquistò i caratteri, e cominciò la sua vera avventura di tipografo della domenica. La definizione è dovuta al fatto che solo in quel giorno poteva dedicarsi al suo hobby, essendo l'unico giorno libero da impegni di lavoro. Tutto quel che sapeva di tipografia l'aveva appreso leggendo manuali. Il suo primo tentativo, la stampa delle poesie di uno sconosciuto autore americano, gli rivelò l'insufficienza della sua preparazione e anche di aver peccato di presunzione nella scelta del torchio. Rimediò con un torchio più leggero, ma forse ancora più difficile da regolare. Ma non erano problemi da intimidirlo. La sua volontà era quella di dare vita nuova ad un'arte antica, muovendosi sì nella linea della tradizione, ma trasformandola in qualcosa di “moderno”. Nella scelta dei caratteri è evidente la ricerca di quegli elementi di chiarezza che facilitino la leggibilità del testo.
Per questo motivo, ritenendo che la valenza architettonica dei caratteri rinascimentali fosse insuperabile, rielaborò il Garamond, il Jenson, e il Bembo, ma senza dimenticare il Bodoni, che a quei caratteri in gran parte si ispirava. Per la carta, la scelta fu per quella della massima qualità realizzata a mano utilizzando stracci e tino. Una carta del passato riportata a nuova vita, l'unica veramente adatta alla stampa col torchio. Gli inchiostri furono prima solo neri, meticolosamente preparati, perché un errore dell'inchiostro, a detta dello stesso tipografo, può rovinare definitivamente una stampa, poi anche rossi, verdi e azzurri, ma sempre dosati con grande gusto estetico. Nelle componenti  grafiche, composizione, frontespizio, colophon, l'ispirazione architettonica era sempre evidente.
Alcuni fidati legatori veronesi collaboravano con lui nelle legature, anche se per i libri di grande formato preferiva astucci semplici e funzionali. Tra questi, Mario Rigoldi realizzò per Riva alcune famose legature in pelle “a mosaico”, disegnate da Riva stesso.
Per quanto riguarda le illustrazioni, il rapporto tra Riva e gli artisti che si prestarono ad illustrare i suoi lavori fu particolare, e talvolta anche burrascoso, in quanto il tipografo discuteva spesso con loro a proposito del soggetto migliore per illustrare un'opera, prima che la decisione fosse presa definitivamente. Spesso si tratta di un' unica illustrazione ad acquaforte, altre volte di un numero maggiore di immagini. C'è anche da dire che le possibilità economiche di Riva non gli consentivano di pagare gli artisti, così compensava la loro opera con una parte della tiratura dei libri da essi illustrati. Produsse in questo modo, sempre fedele ai suoi canoni estetici, ben 105 libri e svariati fogli singoli.

​​​​​​​I LIBRI ILLUSTRATI

(Eugenio Dragutescu) Pandolfo Collenuccio - Canzone alla morte (1961)

(Renzo Vespignani) Libero De Libero  – Settembre tedesco (1962)

(Tono Zancanaro) Lorenzo De’ Medici  – Canzona di Bacco (1962)

(Guido Rossi) Francois Villon – Les Regretz De La Belle Heaulmière (1962)

(Domenico Cantatore) Salvatore Quasimodo – Nove Poesie (1963)

(Renato Guttuso) Federico Garcia Lorca – Llanto por Ignacio (1963)

(Santiago Cogorno) Charles Baudelaire – Elévation, Correspondances (1964)

(Domenico Cantatore) Diego Valeri – Autunnale (1965)

(Walter Piacesi) Felice Feliciano – Alcune piacevoli epistole (1965)

(Achille Funi) Catullo - Carmina ad Lesbiam (1965)

(Pericle Fazzini) Giuseppe Ungaretti – Inni (1965)

(Achille Funi) Ugo Foscolo – Dei Sepolcri (1966)

(Enotrio Pugliese) Franco Costabile – Cammina con Dio (1966)

(Aldo Salvadori) Arthur Rimbaud – Soleil & Chair (1967)

(Paolo Stoppa) Saul Bulich – Parabole (1967)

(Attilio Steffanoni) Giovanni Giudici – Le ore migliori (1967)

(Bruno Saetti) Lucrezio – De Rerum Natura (1968)

(Arnoldo Ciarrocchi) Gioacchino Belli – Alcuni sonetti del Belli (1968)

(Attilio Steffanoni) Giovanni Giudici – Poesie per una voce (1968)

(Ernesto Treccani) Allen Ginsberg – Sutra del girasole (1969)

(Walter Piacesi) Vittorio Sereni – La guerra girata altrove (1970)

(Leonardo Castellani) Diego Valeri – Petit Testament (1970)

(Luigi Pradella) E. Blair – As night comes on (1970)

(Franco Gentilini) Libero De Libero – Postludio (1971)

(Ernesto Treccani) Umberto Saba – Poesie (1971)

(Enrico Della torre) Pervigilium Veneris (1972)

(Edgardo Travaglini) Giuliano Dego – Da Piccadilly a Westminster (1972)

(Aldo Salvadori) Stéphane Mallarmé – L’après midi d’un faune (1973) con acquerello originale

(Walter Piacesi) Paul Valery – Le Cimetière Marin (1974) con acquerelli originali

(Domenico Purificato) Leonardo Sinisgalli – Elegie (1975)

(Arnoldo Ciarrocchi) Un Canto di Dante (1977)

(Moreno Zoppi) Jacques Prévert - Pour toi mon amour (1978) con disegni originali

(Ernesto Treccani) Dylan Thomas – Poem in october (1979)

(Ernesto Treccani) Rainer Maria Rilke – Poesie (1980) con 2 acquarelli firmati e la suite delle acqueforti
 
 
I LIBRI SENZA ILLUSTRAZIONI

Lorenzo il Magnifico – Canzona di Bacco (1960)

Arthur Rimbaud – Credo in unam (Soleil et chair) (1967)

Allen Ginsberg  & Fernanda Pivano – Song & Sunflower Sutra (Sutra del Girasole) (1969)

Gioacchino Belli – Alcuni sonetti del Belli (1969)      

Stéphane Mallarmé – L’après-midi d’un faune.  Brise marine.  L’Azur (1972)